Carissime e carissimi, cogliamo l’occasione di farvi i nostri migliori auguri per un nuovo anno ricco di bellezza e serenità con la presentazione del nostro calendario. Senza retorica, ma con speranza autentica, ci e vi auguriamo che il vortice di brutte notizie, guerre, cambiamenti climatici, violenza fra le persone lasci il posto ad una visione nuova dello stare insieme. Noi come sempre lo comunichiamo semplicemente per immagini; anche quest’anno come motivo per il calendario abbiamo scelto la mela, che come sapete è il nostro logo fin dal 1972, anno in cui siamo nati.
La Fondazione Oderzo Cultura rende omaggio ad Alberto Martini; fino al 25 marzo 2025 il suo mondo visionario fatto di incredibili creazioni sarà alla portata di tutti. Più di 120 opere che comprendono disegni, dipinti, illustrazioni tracciano un itinerario da sogno di un vero e proprio precursore dell’immagine moderna. A lui si sono ispirati artisti, registi, fumettisti sollecitati dal suo universo carico di simboli.
Uno dei brand che più hanno contribuito a fare la storia della grafica, dell’immagine e dello stile italiano è in mostra alla Triennale di Milano fino al prossimo 6 marzo. Un allestimento suggestivo e carico di significati raccontato dalla stessa voce di Elio Fiorucci. Video, foto, opere d’arte che parlano delle visioni di un uomo assolutamente precursore dei tempi e che della sua storia professionale parlava come di un viaggio, intrapreso a seguito di “un atto di attenzione”. Immediatamente prima che l’Italia degli anni ’70 si infiammasse di lotte e rivendicazioni, Fiorucci protestava con un’estetica leggera e disarmante.
C’era bisogno di un nuovo giornale in formato cartaceo? Si, se la protagonista è la grafica, vale a dire una delle forme culturali più affascinanti dei nostri tempi. Noi quindi apprezziamo moltissimo l’iniziativa di Stefano Cipolla, importante art-director, che ha creato Grafica Magazine, un giornale di carta con al centro tutto il mondo che gira intorno al design: illustrazione, fotografia, editoria etc. C’è tanto bisogno di idee nuove e buone, di iniziative colte e al tempo stesso divulgative, c’è bisogno di energia positiva; una rivista formato tabloid che si preannuncia tanto originale quanto pop, secondo noi, va in questa direzione. Buona lettura a tutti!
Siamo stati al Museo Man di Nuoro per vedere una mostra unica nel suo genere che coinvolge una trentina di artisti nazionali e internazionali; Diorama, Generation Earth è il titolo. Ci sarà fino al prossimo 10 novembre ed è un regalo che ci si può fare in aggiunta a quello, già bello di suo, di andare nella splendida Sardegna. Il Diorama è, secondo la terminologia museale, “una rappresentazione tridimensionale di una scena verosimile colta durante il suo svolgersi”, quindi un’illusione visiva che mostra un mondo trasformato e trasformabile, Video, installazioni, dipinti riproducono realtà imitate o ibridate, raffigurano uomini e visioni di uno scenario possibile ed in parte già presente.
Un’altra tappa del nostro viaggio estivo per mostre è a Palazzo Arese Borromeo (Cesano Maderno), dove fino al 15 settembre è possibile visitare quella dal titolo “Linus, tutti numeri dal 1965 al 2024”. Curata da Elisabetta Sgarbi e Marcello Garofalo, è uno degli appuntamenti de “La Milanesiana” di quest’anno. Un viaggio storico e nel futuro quello di questa mostra; d’altronde Linus è più che un personaggio, è un vero e proprio tema secondo noi. Così come la rivista a cui dà il titolo, non è solo fumetto e illustrazione, ma piuttosto una chiave di lettura del mondo.
C’è ancora tempo fino al 14 luglio per visitare la bella mostra sulla Pop Art italiana che si tiene a Pistoia, a Palazzo Buontalenti. Decine di opere che fanno rivivere gli anni ’60 nel nostro bel paese, raccontandone il mood ironico e leggero di allora, ma anche cogliendo con spirito critico le prime contraddizioni che si affacciavano all’orizzonte. Il curatore, Walter Guadagnini, l’ha ambientata come un viaggio fra le principali città italiane che hanno illuminato quel tempo pop: da Roma a Venezia tanto per citarne alcune. Viaggiamo incontrando il Kennedy di Rotella e la Marilyn di Crippa, e torniamo tutti un po’ bambini degli anni ’60.
La réclame dell’Apocalisse, è un titolo dal gusto vintage con cui Marco Carnevale, pubblicitario e copywriter di lungo corso, ha suggellato un libro con cui racconta fatti e misfatti dell’odierno digital advertising. Non male come scelta, perché restituisce l’idea del senso controverso che ha assunto la comunicazione pubblicitaria di questi tempi, e quella del web in particolare. Eh sì, perché l’idea di una conquista giovane e senza limiti in un mondo in perenne crescita attraverso i social media, le agenzie di pubblicità rimpinguate di rampanti nativi digitali sta dimostrando tutti i suoi limiti.
Premiato al Sundance Film Festival, Fantastic Machine è un documentario duro quanto efficace sul valore e disvalore delle immagini o, meglio, dell’uso che se ne fa. Prende il titolo dall’esclamazione di re Edoardo VII d’Inghilterra che, dopo aver visto il film sulla sua incoronazione girato però a Parigi…, esclamò:”Che macchina fantastica, ha ripreso anche momenti mai avvenuti”. Il sistema delle immagini è così, scabroso e trasparente, manipolatorio o autentico, lo abita la logica dell’aut aut e tuttavia non è escludente. In tempi di intelligenza artificiale vale la pena soffermarsi su qualcosa che ci riguarda tutti e che forse ci inquieta.
A Venezia fino al 24 novembre ci saranno tante tette in mostra; da quelle strabordanti della Venere di Willendorf a quelle allungate del dipinto The Hidden Paintings Grandma Improved, In deepth. Tante, tantissime tette, di ogni forma, grandezza, materiale, come in una magnifica ossessione che suscita una domanda assai spontanea: cosa ci turba così tanto di questa parte anatomica? Eh sì… perché le tette oltre ad essere apprezzate e feticizzate sono molto spesso censurate. Le censurano i social, ed è successo per esempio di recente in una campagna pubblicitaria di Calvin Klein. La storia insegna che dove c’è una censura, c’è un significato politico;in questo caso il vetero tentativo di spostare ciò che interroga dove invece si può semplicemente controllare.